DALLA SCUOLA ITALIANA IN IRAN ALLA FUGA: LA TESTIMONIANZA DELLA DOCENTE ANGELINA SPENILLO
“In cattedra, tra cento culture, ho insegnato in una scuola del Mondo. Così l’Italia mi ha riportata a casa”.
È arrivata in Italia da qualche ora, con negli occhi ancora la polvere della fuga e nel cuore la voce dei suoi studenti rimasti a Teheran. Angelina Spenillo, docente di Montesano sulla Marcellana, insegnava italiano, storia e geografia alla primaria nella scuola paritaria “Pietro Della Valle” di Farmanieh, un presidio culturale italiano nel cuore dell’Iran, noto per la sua apertura al territorio, le attività artistiche, la qualità dell’insegnamento. Una scuola viva, aperta al territorio, alle famiglie, alla cultura. Un presidio educativo.
In fuga dall’Iran a causa dell’inasprirsi del conflitto con Israele, insieme ad altri 29 italiani, Angelina porta con sé un’esperienza umana e professionale che intreccia identità, istruzione e dialogo tra popoli. Oggi, da poche ore in salvo, ha accettato di raccontarci la sua storia.
Che rapporto aveva con i suoi alunni?
“Bellissimo. L’unica difficoltà era imparare i loro nomi! Alcuni erano davvero complicati da pronunciare, venendo da ogni parte del mondo. E quando sbagliavo, loro mi prendevano in giro, bonariamente. Io rispondevo: ‘L’ho detto all’italiana, mi dovete perdonare’ (ride). La verità è che gli studenti italiani erano pochissimi. Purtroppo non sono riuscita a rimanere in contatto con loro: a causa dei disservizi internet, non si riesce a scrivere o ricevere messaggi. Vorrei solo dirgli che i tempi di pace torneranno. E che impareremo ad apprezzare di più la tranquillità. Ma è difficile scrivere a chi è rimasto. È come chiedere a una persona con un tumore: ‘Come stai?’. Non ci sono parole.”
È riuscita a mantenere i contatti con i colleghi?
“Sì, soprattutto con gli italiani. Il Ministero degli Esteri, i funzionari del Maeci, gli ambasciatori: ci sono stati vicini, ci hanno seguiti, sostenuti. Questo ci tengo a dirlo: non siamo stati lasciati soli.”
Pentita della scelta di andare in Iran?
“Mai. Non ho mai avuto dubbi. Ho sempre rispettato le usanze locali. Le differenze mi hanno arricchita. Mi sono immersa nella cultura del posto. Gli iraniani sono persone straordinarie. Non sono una persona chiusa, non ho pregiudizi. E chi li ha, dovrebbe restare a casa sua: non ha capito niente del mondo.”
Ha chiesto aiuto anche ai suoi riferimenti in Italia?
“Sì, ho contattato anche Angelo Luongo, il responsabile della Uil Scuola Esteri che voglio ringraziare. È stato importante sentirmi ascoltata, anche da chi era lontano.”
Cosa si porta via da tutto questo?
“Quello che abbiamo costruito in aula come scuola italiana – il rispetto tra culture, le relazioni – non si spegne con un’esplosione. Rimane. Ed è questo che conta.
https://www.orizzontescuola.it/dalla-scuola-italiana-in-iran-alla-fuga-la-testimonianza-della-docente-angelina-spenillo-in-cattedra-tra-cento-culture-ho-insegnato-in-una-scuola-del-mondo-cosi-litalia-mi-ha-riportata/
LA SCUOLA ITALIANA IN IRAN- LA TESTIMONIANZA DI ANGELINA SPENILLO